Il compleanno è occasione, poco importa di cosa, molto più rileva per che cosa. I festeggiamenti relativi al compimento dell'anno sono pressocchè universalmente diffusi nel cosiddetto dominio della civilizzazione ma il loro significato rimane nascosto a coloro che si danno da fare per festeggiare. E si danno da fare sul serio, giacchè di impegno si tratta, benchè l'elemento d'automa non manchi quasi mai. Si sarebbe anche tentati di affermare più benevolmente che piuttosto che di qualcosa di automatico, cioè di naturale decaduto a meccanico, si tratti di qualcosa di cosmologicamente ritornante, come la descrizione, appunto anche annuale, delle orbite degli astri, ma purtroppo è allora che una saggia e impietosa lucidità interviene per restaurare i vecchi proponimenti: non si elevi al piano universale ciò che riguarda il più misero particolare. L'universo ha ben poco a che fare con le ridicole vicende dell'individuo, sia esso anche un pianeta, pensiamo un piccolo impasto di carbonio e acqua impura. Cionondimeno questi urla per farsi sentire: è nato e non è ancora passato sotto il dominio dei vermi. Il suo più franco desiderio è quello di allontanare il più possibile da sè la soglia del trapasso e tuttavia festeggia se un anno è già trascorso. Non esiste uomo retto; retto sarebbe quell'uomo che guardasse dritto davanti a sè, senza fermarsi alla stazione annuale e sereno di fronte al suo destino mortale si abbandonasse ad esso senza precipitarvisi, ma nel tentativo di far retto quest'essere si rischia di vederlo spezzato.
Ma come festeggia nella nostra porzione di mondo colui che in verità non avrebbe nulla da festeggiare, perchè sebbene voglia egli rallegrarsi non di aver visto trascorrere un anno bensì di essere sopravvissuto ad esso gli sfugge che ad un sopravvissuto è più adatto il tirare un sospiro di sollievo e non la baldoria? Come accennavamo prima, da automa. Il canovaccio è sempre lo stesso: ci si ingozza con roba immangiabile nella quotidianità benignamente illuminata dalla lucidità, si beve robaccia perchè così impone l'augurio, si sosta di fronte a dispositivi che impressionano e registrano le degne effigi di festeggiati e festeggianti (tanto oggi tocca a me ma ricordati che domani tocca pure a te) e non si riesce a fare a meno di dire le tradizionale sciocchezze del caso. Quante volte le orecchie devono sentire frasi come "esprimi un desiderio!", "sei un anno più vecchio", "sarà un anno migliore" (preso in prestito dal capodanno, ormai onnipresente nella nostra società dell'eterno incominciamento quasi quanto il carnevale)? Basterebbero queste espressioni di stupidità verbale ben fondata al livello della fisiologia cerebrale che solo per non conferire un'immeritata tragicità alla faccenda non si definirà "patologia" per comprendere quanto sciocco è l'uomo che festeggia il compimento annuale. In primo luogo si afferma chiaramente che è opportuno esprimere un desiderio (quasi si minaccia il malcapitato per convincerlo ad obbedire o gli si lascia intendere che è uno stupidotto se si lascia sfuggire l'occasione per farlo) e ci si dimentica che non c'è desiderio senza insoddisfazione, ma allora si dovrebbe trarre sicura la conclusione che non c'è molto da festeggiare. Sulla seconda frase sarebbe ozioso dire anche solo una parola di più commentandosi da sè in bocca a chi vuole prima di tutto vivere; sulla terza si dischiude un mondo di senso: come fa colui che festeggia ad individuare saccentemente una teleologia retta sul miglioramento progressivo delle vicende umane circoscritte ad una persona in particolare? Le vecchie teleologie, anche quelle religiose, avevano più dignità, considerato il fatto che almeno si scomodavano i fini per l'umanità intiera o per una sua parte considerevole; adesso invece esse collassano sull'individuo singolo. Miseranda umanità: più diventa insostenibile sul piano teoretico la nozione di individuo e più il volgo se ne appropria facendola brillare della luce caratteristica della bigiotteria. Ma tornando diligentemente al nostro discorso, perchè codesti festaioli, se sono così sicuri del fatto loro, avvertono il bisogno di sperare in un anno migliore se sono già in una condizione in cui è legittimo far festa?
La verità, o quantomeno la menzogna più vera, è che invero nessuno desidera festeggiare l'anno compiuto, dacchè il compimento di una qualsiasi cosa è anche la sua morte in una cosa nuova e il misero volgo intende tenersi lontano da essa come si guarda bene di stare in pace, ossia di non vivere come sa. Ma questo rimarrà occultato nell'esistenza del singolo per molti anni compiuti.
Ma come festeggia nella nostra porzione di mondo colui che in verità non avrebbe nulla da festeggiare, perchè sebbene voglia egli rallegrarsi non di aver visto trascorrere un anno bensì di essere sopravvissuto ad esso gli sfugge che ad un sopravvissuto è più adatto il tirare un sospiro di sollievo e non la baldoria? Come accennavamo prima, da automa. Il canovaccio è sempre lo stesso: ci si ingozza con roba immangiabile nella quotidianità benignamente illuminata dalla lucidità, si beve robaccia perchè così impone l'augurio, si sosta di fronte a dispositivi che impressionano e registrano le degne effigi di festeggiati e festeggianti (tanto oggi tocca a me ma ricordati che domani tocca pure a te) e non si riesce a fare a meno di dire le tradizionale sciocchezze del caso. Quante volte le orecchie devono sentire frasi come "esprimi un desiderio!", "sei un anno più vecchio", "sarà un anno migliore" (preso in prestito dal capodanno, ormai onnipresente nella nostra società dell'eterno incominciamento quasi quanto il carnevale)? Basterebbero queste espressioni di stupidità verbale ben fondata al livello della fisiologia cerebrale che solo per non conferire un'immeritata tragicità alla faccenda non si definirà "patologia" per comprendere quanto sciocco è l'uomo che festeggia il compimento annuale. In primo luogo si afferma chiaramente che è opportuno esprimere un desiderio (quasi si minaccia il malcapitato per convincerlo ad obbedire o gli si lascia intendere che è uno stupidotto se si lascia sfuggire l'occasione per farlo) e ci si dimentica che non c'è desiderio senza insoddisfazione, ma allora si dovrebbe trarre sicura la conclusione che non c'è molto da festeggiare. Sulla seconda frase sarebbe ozioso dire anche solo una parola di più commentandosi da sè in bocca a chi vuole prima di tutto vivere; sulla terza si dischiude un mondo di senso: come fa colui che festeggia ad individuare saccentemente una teleologia retta sul miglioramento progressivo delle vicende umane circoscritte ad una persona in particolare? Le vecchie teleologie, anche quelle religiose, avevano più dignità, considerato il fatto che almeno si scomodavano i fini per l'umanità intiera o per una sua parte considerevole; adesso invece esse collassano sull'individuo singolo. Miseranda umanità: più diventa insostenibile sul piano teoretico la nozione di individuo e più il volgo se ne appropria facendola brillare della luce caratteristica della bigiotteria. Ma tornando diligentemente al nostro discorso, perchè codesti festaioli, se sono così sicuri del fatto loro, avvertono il bisogno di sperare in un anno migliore se sono già in una condizione in cui è legittimo far festa?
La verità, o quantomeno la menzogna più vera, è che invero nessuno desidera festeggiare l'anno compiuto, dacchè il compimento di una qualsiasi cosa è anche la sua morte in una cosa nuova e il misero volgo intende tenersi lontano da essa come si guarda bene di stare in pace, ossia di non vivere come sa. Ma questo rimarrà occultato nell'esistenza del singolo per molti anni compiuti.