venerdì 11 aprile 2008

Ahi lassa Italia!

Le urne vedranno presto l'afflusso degli elettori ma se un cambiamento ci sarà esso sarà di segno negativo. La classe politica italiana, ma sarebbe più corretto parlare di ceto vista la sua refrattarietà al ricambio), sembra sempre toccare il fondo, tuttavia la feccia risale dal pozzo ogni volta in maniera più sorprendente. Per ragioni storiche ben precise individuabili nella rigida ma ipocrita morale controriformistica e nell'asservimento a potenze straniere cui il vile italiano si assoggettava spesso con favore per trarne dei miseri vantaggi l'onestà del nostro popolo e dei suoi rappresentanti politici è sempre stata cosa assai rara a scorgersi, ma nell'ultimo quindicennio si è sommato a questa deplorevole situazione un valore aggiunto. La volgarità della vita politica e sociale ha trovato il modo di esprimersi in forme per certi versi ignote alle altre mature democrazie del pianeta. Quanto dico credo sia stato facile da osservarsi nel corso di questa campagna elettorale e non c'è da stupirsi se questo è successo proprio in occasione di essa: in ogni dove i giorni della propaganda politica riescono arendere peggiori gli uomini, pensiamo se questo può non accadere presso un popolo tanto sciagurato come quello italiano. Si consideri l'uso sempre più diffuso, per di più da parte di importanti esponenti politici, di espressioni triviali quali "non gliela darò mai", "rompicoglioni" (riedizione del vecchio cavallo di battaglia "non possono essere così coglioni"), "io non alcun bisogno del viagra". Ve ne risparmio un lungo e sconcertante elenco ma non posso esimermi dall'aggiungere che sono sempre più in voga le battute, presunte o reali, sul ricorso alle armi per raggiungere nobili obiettivi quali il rifacimento delle schede, percepito come necessario in quanto i politici sono ben consapevoli del carattere ridotto delle dotazioni cerebrali di una considerevole parte dei loro elettori, i quali non sono in grado di espletare operazioni intellettuali meramente tecniche come mettere una croce su un solo simbolo ma che si assume siano capaci di operare scelte politiche, le quali esigono la valutazioni su più variabili. Contraddizioni della politica!
Certo, nelle altre democrazie non tutto è rose e fiori ma i politici italiani si sforzano di importare il peggio di esse. Anche da noi, come da decenni negli States, i maggiori leader avvertono ormai l'esigenza di farsi considerare amici di attori famosi, sportivi e altre star dello spettacolo. Fra qualche tempo potremo assistere alle urla entusiaste di fans in visibilio sotto il palco dei comizi o all'uscita dai palazzi del potere come da tradizione americana, per ora ci possiamo accontentare di timide schiere, per lo più costituite da giovani senza pensiero e senza midollo. Ma cari lettori, non temete, non dimentico che il nuovo inno che accompagna gli sketch di Berlusconi presenta, tra l'altro, una frase come "meno male che c'è Silvio!". Bel passo in avanti sulla strada della trasformazione del politico in una star adulata dai fans, forse. E se invece si trattasse solo di una versione moderna del nostro caro e vecchio desiderio tutto italiano di assoggettarsi all'uomo forte? ad ogni modo, in qualunque direzione si volga il nostro sguardo, c'è solo desolazione.
Quante belle dichiarazioni in avvio di campagna elettorale sull'esclusione dalle liste dei condannati, perfino di quelli in primo grado! E poi cosa ci è stato offerto? Mafiosi, corruttori, ladri e criminali di ogni genere sono in pole position per un seggio in parlamento. E dire che il furbo Berlusconi aveva messo le mani avanti precisando che si sarebbe valutato se si trattava di condanne politiche inventando così la ragione politica della condanna! Non occorreva correre il rischio di una tale figuraccia: tanto tutti hanno imposto i loro fidi infidi perfidi amici. Facendo i conti, probabilmente il numero di pregiudicati in parlamento di questa promettente legislatura sarà costante: un centinaio di chierichetti, ma chissà se ci saranno anche giovanotti con la faccia da film demenziale che con la moglie gravida andranno a puttane!
In questo contesto l'italiano, che è sempre più furbo del suo vicino, pensiamo dello straniero, si farà abbindolare ancora una volta dal più furbo tra i furbi, il quale è furbo perché la legge non esiste. L'individuo che all'estero viene definito, in circostanze diverse o perfino nella stessa circostanza, tanto mafioso quanto massone, ladro, corruttore, barzellettiere e sedicente macho sarà messo nelle condizioni di farsi burle delle istituzioni (viva le decisive riunioni ad Arcore del lunedì!), dei politici stranieri salvo quelli di cui sentirà il bisogno di farsi fedele cagnolino da passeggio (come è bello vedere che i forti sono forti solo con i deboli mentre desiderano mostrarsi devoti con i veri forti!) e della giustizia. Niente sveglia lo stolto italiano: intercettazioni che stroncherebbero la carriera politica di chiunque all'estero (perfino negli Usa, dove è di rilevanza politica anche l'adulterio), banalizzazioni del precariato, dichiarazioni esplicite su futuri impegni di truppe italiane in Iraq, osanna a boss mafiosi condannati all'ergastolo. E del resto, perchè mai l'italiano medio dovrebbe essere sconvolto da tributi all'eroismo di un mafioso che non ha aperto la bocca contro il latore di tali tributi? La maggior parte dei nostri compatrioti la pensano come Berlusconi e Dell'Utri: chiunque può commettere qualsiasi reato ma se non fa del male a me o se perfino mi aiuta è una persona dabbene.
E' in questione il valore della coscienza e dell'intelligenza dell'italiano medio, ma ancor più di quella dei leader politici. Berlusconi ne è l'esempio più lampante, ma altri lo rincorrono affannosamente e per certi aspetti lo hanno già superato: il capo politico è diventato una macchietta, un comico da avanspettacolo e il fatto che l'elettorato non ne abbia una chiara percezione poco conta. E non c'è di che sorprendersi: già ai tempi di Guglielmo II, l'imperatore tedesco, si diceva che vestivano i panni dei sovrani delle figure ridicole rispetto a quelle del pur recente passato; in seguito si rise, invano, della cattiva imitazione che l'imbianchino mise in scena, una tragica parodia dei fasti del passato; oggi si è arrivati al cabaret da bassifondi senza passare dalla fase comica.

1 commento:

antonio ha detto...

Come forse vuoi stoltamente ignorare, il mio pessimismo non è mai venuto meno (per favore non veniamo agli insulti!); solo che quando sostengo che bisogna andare a votare è perchè so che ci sono i presupposti perchè possa andare peggio. Il vero pessimista sa che può andare sempre peggio, se no che pessimista è? E poi io non sarei così sicuro che il pessimismo possa essere salutare: io, a dire il vero, non ne sento effetti sulla mia salute!