sabato 9 agosto 2008

Ancora qualche parola sul corpo malato

Quale fondamentale particolare mi era sfuggito sulla malattia del corpo del nostro sciagurato Paese, per il quale tuttavia, come potete leggere, mi ostino ancora a fare un uso dell'iniziale maiuscola che potrebbe ormai definirsi spregiudicato! Ecco presto offerto un ulteriore motivo che giustificherebbe l'impiego della minuscola rispetto a quelli già messi in evidenza nel precedente post: un organismo in buona salute è in grado di opporre adeguata resistenza ai morbi che lo attaccano anche sviluppando gli anticorpi che meglio lo proteggono nel caso di un nuovo analogo attacco della malattia. L'Italia è stata infettata quattordici anni fa dalla berlusconite, da una forma politica, il libertismo, che vorrebbe scimmiottare il liberismo dallo spirito più animale ma che tende soprattutto a dare espressione ad una tipologia tradizionalmente italiana di anarchismo senza anarchici, di uomini d'autorità senza autorevolezza, che si sta rivelando il miglior pane per profittatori di ogni genere: politico, finanziario e culturale. L'attacco dei parassiti corrode ogni parte del corpo e anche in virtù di questo simultaneo decadimento di ognuna di esso il tutto fatica a percepire il generale stato di infermità. Tuttavia, come spesso accade nel decorso di una malattia, si possono verificare dei momenti di pausa in cui si possono ricuperare le forze e in effetti la berlusconite è stata apparentemente interrotta anche a lungo, ma invano. Il Paese non ha sviluppato gli anticorpi: l'elettorato non ha compreso di essersi illuso e anzi il morbo ha fatto registrare una sua recrudescenza. Adesso che il berlusconismo ha vinto impadronendosi delle menti degli italiani proiettando in esse l'immagine dello statista Berlusconi, ritenuto ieri, per lo più, "solo" uomo della Provvidenza (o, per Baget Bozzo, dello Spirito Santo) e oggi anche vero, esperto e consumato politico si può ben dire: la nostra storia recente non ha insegnato nulla agli italiani, i quali non sanno di vivere in un Paese moribondo. Dobbiamo recriminare anche per il fatto che non ci troviamo in uno di quei casi frequenti in cui, in presenza di malattie gravi, il sintomo fa la sua comparsa quando è troppo tardi per un'efficace strategia terapeutica; la sintomatologia sarebbe ormai chiara e varia da tempo, benché gli italiani non se ne siano accorti: ci sarebbe stato tempo a sufficenza per un'azione curativa. Eppure, tragicamente quanto grottescamente, non si è consapevoli dello stato morboso neppure nel suo stadio terminale: un Saccà qualunque può difendere il suo protettore dichiarando che la raccomandazione la concedono tutti e ancor prima che il suo lenone di fiducia non è solito raccomandare solo donne. Il male non esiste: tutto è bene. Viviamo in un Paese che non rinnova i propri tessuti e che in certi momenti è preda di una strana euforia pre mortem (il finto accanimento dei dibattiti dei salotti televisivi) accompagnata da più lunghi intervalli di coma.
Almeno in genere non si deridono i moribondi, invece l'Italia è oggetto della derisione dei suoi parenti (gli europei) e disprezzata dagli estranei (in testa gli americani). Che sia già carogna?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

In un corpo morto le cellule sono morte. Ma gli italiani non sono morti, dunque il paese è vivo.

Proviamo allora ad applicare la sopravvivenza del più adatto. Berlusconi e la sua mentalità lo sono, indubbiamente -- tanto quanto un cancro è adatto a proliferare tra cellule "normali".

Morirà il corpo, ma non i suoi germi.

Anonimo ha detto...

I topi che abbandonano la nave annegano. È più probabile che ci aggrapperemo al pezzetto di legno galleggiante, al barlune di speranza...

antonio ha detto...

Miei valorosi commentatori, se il mio blog può vantare un briciolo di valore è perchè ho lettori come voi. Se non sapessi di dover scrivere per voi non riuscirei a scrivere neanche le banalità che ho finora partorito. Penso che per dignità di commentatori il mio blog sia tra i migliori in Italia.
Andando agli ultimi vostri commenti non posso che concordare con Tommy: se ho posto la domanda se il nostro Paese non fosse già carogna è stato solo per spirito di provocazione; la tua argomentazione è ineccepibile e arricchisce di non poco la metafora da me proposta. Ciò non toglie tuttavia che di tumore spesso si muoia e che se sopravviveranno i germi peggiori (gli italiani berlusconizzati, sulla cui sopravvivenza peraltro non ho dubbi) la vita del corpo (l'Italia), come tu stesso dici, è tutt'altro che garantita.
Invece tu, Davide (che stavolta sei stato battuto sul tempo nella lettura del post), offri una metafora che va proprio bene per noi tutti, germi buoni che potrebbero fare bene al corpo malato ma che se non si danno alla fuga soccomberanno. E sì, siamo dei topi in fuga: fuggiamo tutti insieme.

antonio ha detto...

Sì, Tommy, per un topo che fugge si presenta anche il pericolo mortale dell'annegamento, ma se non cerchiamo il pezzo di legno galleggiante saranno guai certi.