venerdì 17 ottobre 2008

Sulla gerarchia

Prendendo vago spunto da un qualche punto del non misero blog di una conoscente (www.ossidia.it), mi provo come autore di invettive contro coloro che, vili, abusano della loro posizione nella gerarchia per sopraffare il prossimo. Naturalmente, non si fraintenda, l'elemento gerarchico è indispensabile o quanto meno assai utile all'interno delle più svariate specie animali, compresa quella più sciagurata di tutte, in quanto la più incompleta e meno evoluta, affinchè i singoli membri di esse non si sbranino a vicenda, tuttavia si vuol qui dar conto della perniciosità di talune sue espressioni. Fedeli ad un taglio estremistico e si spera anche radicale del presente blog, si prenderà in considerazione soprattutto una delle forme più primitive della gerarchizzazione, trascurando a bella posta quelle che sono venute fuori da un'elaborazione lunga e prodigiosa da parte della nostra bella civiltà: la gerarchia nei corpi armati.
Sono poche le occasioni in cui meglio che non in seno ad un esercito ci si può avvedere della brutalità degli uomini che occupano una qualche posizione in una gerarchia. Tale brutalità è seconda solo al grado di miserabilità che contrassegna chi, superiore al sottoposto, gonfia il petto e dispone della vita dei suoi uomini come di una collezione di farfalle ma al contempo, sottoposto nei confronti dei propri superiori, cede con supina quando non con compiaciuta rassegnazione alle loro angherie. Poste simili condizioni, mi si conceda l'inciso, non può sorpendere che gli eserciti costituiscano delle macchine da stupro: godere della sottomissione dell'inerme, in questo caso, è ben più importante che soddisfare un bisogno fisiologico a lungo insoddisfatto e se poi si verifica quella terribile condizione in cui al senso di onnipotenza dello stupratore si congiunge il compiacimento di aver obbedito ad un ordine del proprio superiore quell'arma di stupro di massa che è l'esercito diviene inarrestabile, come dimostrato in Bosnia. Con ciò si è solo voluto dare un esempio di quanto nell'uomo la malvagità e l'assenza di ogni riguardo nei confronti dei propri simili possa esprimersi a partire da due direttrici apparentemente opposte, vale a dire sadismo e masochismo, per convergere subito verso un unico abisso di abiezione.
Prendendo invece in considerazione il regime nazista e le sue fiere che si nascondevano dietro le sembianze di omuncoli, non deve sfuggire che esso era un apparato militare cotruito per tempi eccezionali non certo di pace. La stessa struttura del partito era militarizzata in ogni ordine della sua gerarchia e sappiamo con certezza che coloro che ordinavano e facevano uccidere senza pietà gli avversari e gli oppositori erano degli imbelli agnellini al cospetto di un proprio capo. Mirabile potenza del Führerprinzip! Lo stesso Göring, secondo della gerarchia fino a pochi giorni prima della caduta degli idoli, ebbe a dichiarare che quando si entrava nella stanza di Hitler se ne poteva poi uscire, se solo il capo lo voleva, con la convinzione di essere una ballerina. Taluni di questi uomini che credevano di essere stati forgiati per comandare una stirpe eletta ma che non potevano fare a meno di obbedire furono capaci di non sconfessare la propria natura sino alla fine, come confermato tristemente da quell'episodio che potrebbe assurgere a chiusura simbolica di un'epoca: l'avvelenamento dei figli da parte dei coniugi Goebbels. Il ministro, che non intendeva vivere in un mondo non dominato dal proprio capo, coerentemente non volle rinunciare neppure a esercitare il proprio potere di vita e di morte sui figli: ancora una volta il duplice polo del comando, subito e imposto, che si condensa in un'unica posizione della gerarchia, ha mostrato la sua potenza.
Al nobile scopo di non tediare ulteriormente il lettore mi limito a proporre quest'appendice che segue, la quale, al di là delle profonde riflessioni che l'hanno preceduta e che dovevano servire come specchietto per le allodole, ha il compito di far riflettere anche colui che ripone la maggior fiducia nei confronti di quei particolari corpi armati che sono le sedicenti forze dell'ordine. I cronisti, con nostra somma fortuna, si degnano ancora di riportare notizie riguardo ai soprusi perpretati in nome o dietro una divisa ma io, cedendo alle più meschine tentazioni autobiografiche, vi faccio dono della conoscenza di alcuni orrendi misfatti che io stesso in persona ho avuto la ventura di subire qualche anno fa. Ecco i fatti, il cui racconto il resoconto che segue non ha la pretesa di esaurire: trovatomi a difendermi per via legale e recatomi allegramente nella caserma del mio natio borgo selvaggio, piuttosto che essere accolto con garbo e cordialità, mi ritrovo giocosamente deriso e in verità non per la prima volta. Ciò che tuttavia mi induce a riportare proprio questo episodio della mia saga e non altri è però la natura tragica del mio contendente, il quale non era colui da cui ricevetti minacce e carezze a calci e pugni, come sarebbe stato lecito attendersi, bensì, miei candidi lettori, colui che avrebbe dovuto opporre la propria virile autorità ad una cotale irriguardosa condotta nei miei confronti. Il tale in questione era proprio un bel carabiniere, poco più brutto di quelli che si vedono nelle serie televisive finanziate dal ministero della Difesa o dell'Interno e poco meno arguto. Nella scala gerarchica neoplatonica dell'Arma presiedeva e tuttora degnamente presiede il livello dei brigadieri (ma tra un po' correggerò un'inesatezza). Quando costui dovette arrendersi all'infelice evidenza che non avevo alcuna intenzione di ridere delle sue prese in giro o in alternativa di andarmene chiedendo scusa di non aver accettato calci e pugni come un vero siciliano sa fare e io, per la verità, venni in soccorso della sua intelligenza rendendo palesi le mie intenzioni con un "io non ho dimenticato che lei è amico di un certo Antonigno Cucurucucù (un altro tale che voleva picchiarmi e che in quella caserma era stato difeso come accennerò poi brevemente) e se continua con questo comportamento sarò costretto a presentarmi al comando di Catania", ebbi in risposta di stare attento a quello che facevo perchè lui era Piersilvio D'Agora, brigadiere scelto della Repubblica italiana. Quel che conta è che l'esemplare in oggetto proferì il tutto all'apparenza tronfio di sè ma ad un'attenta osservazione percorso da un tremore che tradiva un gran timore. In quell'occasione il vostro eroe fu capace di dar vita, nello stesso luogo (un'inelegante stanza per carabinieri), nello stesso momento e financo nello stesso individuo, vale a dire il Piersilvio di turno, ad un'epifania di sadomasochismo: quell'uomo tanto forte era anche tanto debole e tenero da doversi giustificare facendomi vedere il codice penale e da tacere riverente allorquando gli è stato obiettato che non vi era alcun reato che mi si potesse ascrivere. Ma ancor di più, ad esser seri, conta il fatto che per poco il D'Agora, oltre al dichiararsi brigadiere scelto (ecco la precisazione promessa) della Repubblica italiana, si trattenne a stento dal rivelarmi che era anche vicecapocondomini con delega alle saracinesche, il che comunque solo per un soffio, a mia volta, mi trattenne dall'obiettargli che per me avrebbe fatto lo stesso se fosse stato tenente colonnello scartato della Repubblica democratica del Congo. Per raccontarla tutta, il vigoroso contendere si concluse solo con la presenza di un avvocato, che indusse il battagliero brigadiere scelto della Repubblica italiana ad operare una manovra di piegatura a non meno di sessanta gradi.
Altre appassionanti vicende si legano numerose a quell'episodio ma mi limito a raccontarne solo un'altra per dimostrare che tra le virtù dei carabinieri, non di tutti se è vero che cinquecentottantadue per quattrocentocinquntasei è uguale a duecentosessantacinquemilatrecentonovantatre, non vi è solo quella del coraggio impavido di fronte all'esposizione di fatti pur obiettivi che potrebbero inchiodare ad una condanna penale ma anche quella che rimanda al dono profetico. Ecco che cosa me lo fece capire: qualche giorno dopo che mi premurai di portare l'indirizzo di casa di quel famigerato Antonigno Cucurucucù ad un altro carabiniere, però stavolta di tutt'altro livello ontologico essendo egli un maresciallo di un qualche grado, che senza quella precisa indicazione si era detto, mentendo ma a fin di bene, che non poteva procedere nell'indagine, ricevetti in risposta da quest'altro splendido esemplare che non esisteva alcun Antonigno Cucurucucù. Ci si chiederà dove risiede la prova del dono profetico e io rispondo che sta nel fatto che di lì a qualche tempo il figlio tanto amato dalla mamma e dal papà sarebbe spirato perchè una malvagia pasticca buona per del sano divertimento avrebbe voluto rendere vani i tentativi dei cavalieri dall'uso spregiudicato dell'indicativo e cui sempre ignoto fu l'uso del congiuntivo di sottrarlo a un processo (per la galera, si sa, in Italia non c'è speranza).
Lascio ai lettori la morale della favola, che non sosta molto lontana dalla considerazione che vi posso irretire, fosse stata questa anche l'ultima volta, nella lettura di cose apperentemente interessanti per poi costringervi a conoscere le mie sciagure.

13 commenti:

Tommy David ha detto...

Direi cosa di nessuno stupore, dunque, affermando che molti dei cosiddetti brigadieri e marescialli -- probabilmente la totalità di quelli siciliani -- sono giunti a insediare il culo dove lo poggiano per lenire il dolore dei calci ricevuti onde ottenere tale ambita sistemazione. Ora mi chiedo solo se il quoziente intellettivo sia stato danneggiato da tali sevizie ai bassifondi, o decerebrati c'erano già da prima.

Cateno ha detto...

Caro Antonio, sai come anch'io ho abbia avuto esperienze di tal sorta... Che dire, i carabienieri servono lo stato; e sappiamo cosa e quale è lo stato.

antonio ha detto...

Cateno, sai che hai la mia solidarietà; per una volta non ti inganno. Tommy, io so che di apsta è fatta quella gente anche perchè ho dei cugini in polizia e nei carabinieri. decerebrati nascono e crescono e una volta diventati tutori dell'ordine non hanno chance di migliorare visto l'addestramento e le loro consuetudini. Il problem agrave però è che a gente che nella vita non conta niente venga dato del potere, fosse anche quello di un appuntato, cosa che induce molti di questi splendidi esemplari a ringalluzzire.
Una delle morali della favola potrebbe essere: recatevi in un commissariato o in una caserma solo in presenza di un avvocato, soprattutto se siete ragazze.

Tommy David ha detto...

Piccola provocazione: se tu fossi carabiniere (orrore!) faresti rispettare:
a) la legge dello stato (legalità);
b) la legge "dentro di te" (moralità);
c) la legge del più forte (naturalismo).

(Scusa se la pongo in termini così semplici, ma sono assai curioso, specie dopo la tua affermazione che il problema è che "a gente che nella vita non conta niente venga dato del potere".)

antonio ha detto...

Io proverei a far prevalere la legge dentro di me nei limiti consentiti dalla legge dello stato. Ma sta' tranquillo che il verbo "consentire" qui significa solo "nel concreto possibile senza subire conseguenze legali" e non indica alcun rispetto in sè per la legge dello stato. Ti faccio un esempio: solitamente le forze dell'ordine non si danno una gran pena di ricercare gli autori di reati sessuali e non di rado fanno il possibile per convincere le vittime a non denunciare (per fortuna oggi un po' meno di ieri). Io farei le mie indagini e i miei interrogatori oltre il limite del legale e otterrei così risultati migliori.Non fraintendere: non farei il Charles Bronson della situazione ma non lesinerei impegno. Sempre per rimanere in tema e per chiarirti la mia posizione, anche se la legge non consente di trattare come esseri umani le prostitute, io chiuderei più di un occhio nei loro confronti e invece piegherei la legge alla mia volontà di farla finire male agli sfruttatori. Anzi colgo l'occasione per scrivere che in almeno sei o sette occasioni ho letto o visto inchieste giornalistiche in cui si faceva notare con evidenza che i primi ad andare a puttane sono poliziotti e carabinieri, che per di più estorcono prestazioni per mezzo della divisa. E sulla base di quelle inchieste i numeri di questi omuncoli coinvolti sono tutt'altro che piccoli. poteri continuare a parlare per giorni contro la bassa umanità di questa gente ma in fin dei conti non avrebbe a che fare con la tua domanda.

ladynviolet ha detto...

Antonio, a dimostrazione della verità delle tue affermazioni sul fatto che le ragazze in commissariato dovrebbero sempre andare col loro legale (si trattasse anche di una lite di condominio)ti lascio una confidenza per la serie "racconti ordinari dell'orrore". Qualche anno fa mi capitò la disgrazia di accompagnare una mia amica dagli sciacalli di turno (commissariato di polizia),a denunciare una molestia da lei subita. A parte il fatto che, entrate nel covo dove cotali inetti scialacquano giornalmente il loro tempo(pagato dallo stato a peso d'oro), tutti ci guardavano come se avessero appena visto un alieno dei film di Spielberg...ad ogni modo, sapete quale fu la prima affermazione che fece il poliziotto che raccolse la denuncia della mia amica? "E certo che è stata molestata..mi scusi eh, ma a volte voi donne vi vestite in un modo che E' QUASI IMPOSSIBILE EVITARE QUESTI EPISODI"..ho detto tutto. Quella è stata la mia prima ed ultima volta in un commissariato di polizia..la prossima volta, ho giurato, ci tornerò solo per reati politici.

antonio ha detto...

Luisa, queste sono le cose che mi fanno venir voglia di sputare in faccia a simile gente. Purtroppo i meiei consigli a voi ragazze si basavano proprio su racconti analoghi al tuo. Mi chiedo solo se ti è mai capitato di assistere a quelle scene pietose in cui carbinieri o poliziotti che in teoria erano in servizio nella nostra facoltà facevano commenti idioti o lanciavano occhiate da maiali a nostre colleghe.

ladynviolet ha detto...

Questa mi manca!
Sarà perchè non ho proprio l'aspetto di una modella..ma non mi è mai capitato!
Comunque sono a conoscenza del fatto che -ahimè- è una delle loro precipue occupazioni, poveri balordi!

Anonimo ha detto...

Ce l’ho io un aneddotino squallido sui gendarmi marpioni: posto di blocco due di notte io e una mia amica. Il poliziotto s’avvicina alla macchina coi pollici dentro la cintura, panza sporgente gambe larghe, non appena si rende conto che ha a che fare con due fanciulle, cambia espressione e con un ghigno squallido dice “signoriiine tutte sole in giro per la città a quest’ora”. Io: “ si, stavamo per l’appunto ritirandoci” dopo aver controllato brevemente i documenti, anziché farci andare a dormire, ci intrattiene QUINDICI minuti facendo l’elogio dell’autorità armata. L‘unica frase che ancora ricordo è questa “ signorina, lei deve capire che se noi vogliamo fare una multa...la facciamo” e io a pensare “ è una minaccia? Sta cercando di fare colpo? O entrambi?”
Se volete farvi un’idea sui seri danni psichici che un addestramento in caserma può provocare, vedetevi “Full metal Jacket” di Kubrick.

Anonimo ha detto...

(Ero Ossidia.)

antonio ha detto...

Io quel bel film l'ho visto, ma anche addestramenti in apparenza più morbidi possono produrre balordi come quelli da te incontrati. Un nostro ex-collega ora iscritto in lettere ha fatto per un anno il carabiniere nella caserma vicina alla facoltà e mi ha raccontato che le uniche cose che facevano durante la giornata erano: registrare con la compiacenza dei sottoufficali turni effettivamente non fatti, giocare a carte e guardare film porno tutti in compagnia deridendo pesantemente coloro che si volevano astenere. Se della gente già mediocre viene sottoposta ad un simile addestramento non c'è da sorprendersi su cosa esce fuori come risultato. Anzi io credo che un addestramento analogo a quello del film da te citato renda meno idioti di quest'altro tipo di istruzione. Dalle nostre caserme escono per lo più decerebrati insicuri di sè che sanno fare gli sbruffoni solo con gli indifesi.
Piccolo suggerimento utile in quei casi dato dall'esperto: qualsiasi cosa molesta o da prepotenti dicano dei membri delle forze dell'ordine, si usi l'espressione universale "ma come si permette?!". Funziona sempre.

Sebastiano Scavo ha detto...

Gli episodi fin qui descritti testimoniano il bassissimo livello delle nostre forze dell'Ordine, ma non possono avere rango di giudizio definitivo. Non parlo in nome del "politically correct", ma in forza delle esperienze che anch'io ho avuto nei commissariati, che si sono svolte in un clima diverso da questo, un clima di collaborazione con gente che a me è sembrata, se non eccelsa, almeno onesta. Forse avrò avuto più fortuna di voi.
Ciò non toglie che le esperienze che ho letto prima sono gravissime e tristemente frequenti, e non possono trovare alcuna giustificazione. -er fortuna, non si è ancora completato il processo di ritorno ad uno "stato di polizia".

real_gone
il_posto_delle_fragole

antonio ha detto...

Io ho il sospetto che tu sia stato più fortunato anche perchè magari avranno appreso che studiavi giurisprudenza. Spero che non si sia trattato solo di questo ma in effetti uno dei problemi più gravi di questo Paese è la disonesta di chi si occupa a vario titolo della giustizia.