martedì 10 marzo 2009

Tragedia, commedia e farsa

Niente di più stolto dell'uomo, se non il padre, che ha generato il figlio. Questo e quello, comunque, se cedono al desiderio di riflettere sulla consistenza delle loro esistenze finiscono per connotare come tragica la vita. Che si indugi quanto si voglia sulla tragicità del nascere e sulla necessità del morire, cose in fin dei conti tanto simili che solo il dolore può assumersi il compito di separare, mai però per più di qualche decennio nello stesso uomo, tuttavia la veste tragica costituisce solo la nobile maschera per qualcosa di meno dignitoso. L'uomo che ostinato cerca di sfuggire all'amara verità della propria poco fastosa condizione agisce come il condottiero che butta lo scudo per lasciare il campo di battaglia per entrare nel lupanare che non dista mai più di qualche passo dal teatro della guerra. Ecco che cosa offre la realtà da cui si intende distogliere lo sguardo: un po' dietro il proscenio della rappresentazione tragica ha luogo la scena; è qui allestita la commedia. Ma non è neanche in questo luogo che si esprime la vita dell'uomo, giacchè questa può essere qui, come ancora più anteriormente sul proscenio tragico, soltanto rappresentata ma non agìta e vissuta. L'azione che sostanzia l'esistenza dell'uomo è quella che si dà nella farsa del dietro le quinte. Guerre, ingiustizie, nascite e morti, sofferenze e gioie non possono esibire alcuna valida ragione per la loro comparsa sulla scena, tanto meno sul proscenio: non sono fatte per la luce della ribalta; vivono dell'Immotivato per sè. Individuare una trama causale per conferire loro razionalità è intenzione poco retta e financo disonesta.
Per non cedere il passo all'eccessiva genericità adduco solo un paio di esempi concreti avvalendomi anche di un video su una dichiarazione di Adolf Hitler. Egli, ritenuto spesso l'emblema del male tragico, costituisce tuttavia a ben guardare un valido esempio della natura farsesca della storia. Natura meno che comica appalesata da un soltanto maldestro tentativo di comicità dell'imbianchino prestato all'oratoria politica:

Certo, gli attenti osservatori delle faccende italiane di questi anni potrebbero obiettarmi che al confronto della sciagurata situazione attuale del nostro Paese tra il '33 e il '45 del secolo scorso, in Germania, si assistette a una tragedia con tanto di opportuno finale, il suicidio del protagonista, mentre da noi un comico da osteria sproloquia indefesso e indisturbato mentre la resistenza civile è affare dei comici di professione, ma tutto ciò non fa che confermare che siamo al rovesciamento farsesco proposto dai tempi nel Paese dalle tradizioni più avanguardiste e sperimentali al mondo. In fin dei conti il cabarettista da birreria ebbe come capocomico un italiano. Del resto la supposta tragicità del Reich tedesco ne risulterebbe immiserita se solo si pensasse che un regime militare come quello nazista veniva dominato da un semplice caporale. La guerra venne diretta da un caporale: questo potette vantare il secolo che si ritenne più accentuatamente tragico. Rimane il fatto che, in passato come oggi, la situazione italiana funge da lente di ingrandimento per la comprensione dell'umanità planetaria: sotto la sua luce tutto è più chiaro.
Proposto l'esempio precedente forse non stupirà neanche la seguente argomentazione. Come non avvedersi della sostanza farsesca, non tragica e neppure comica, dell'esistenza umana quando non la natura infligge un duro colpo all'esistenza dell'uomo, bensì un altro uomo compie il cosidetto male senza esserne consapevole o, cosa di gran lunga più importante, senza sentire, senza avere percezione emotiva di ciò che compie? Nello stupro la vita di una persona viene distrutta, eradicata, eppure nell'animo dello stupratore solitamente non è presente la ferma volontà di annientare un'esistenza ma piuttosto si afferma in quella spregevole incoscienza l'indifferenza per la sorte dell'altro, che si rende oggetto di un gioco il cui divertimento si può presto dimenticare come ciò che di più accidentale si possa dare. Qui come in davvero pochi altri casi analoghi appare in tutta la sua evidenza la connotazione farsesca dell'esistenza. Dove è qui la lotta tra il bene e il male o tra il giusto e l'ingiusto, tra un eroe e un antieroe, appare forse un deus ex machina, si compie un'espiazione per un'azione compiuta?
No, di compiuto rimane solo il non senso.

2 commenti:

Cateno ha detto...

Caro Antonio, ogni volta che lascio un commento sul tuo blog la parola da verificare ha una misteriosa assonanza con l'argomento del post; adesso essa è 'comacte', che la mia fantasia ha voluto identificare come contrazione di 'comic act'.
Ad ogni modo, post davvero sagace; il video lo corona splendidamente.

antonio ha detto...

Di che coronamento parli? Non c'è corona che per i re ma il mio pur modesto scritto voleva rendere evidente che non ci sono re, eroi e simili altezze, ma solo ignobili bassezze e sciagurati che vengono alla luce, quindi che non si presenta occasione per incoronamenti.