giovedì 18 giugno 2009

In viso veritas vel de luxuria

Il vero è il bello. Forse l'intelletto comune di fronte a tutti gli enti vede il mondo?(1) L'intelletto filosofico, senza tema di opporsi a quello comune, deve essere in grado di vedere dietro ciò che ci è dato (das Gegebene), vale a dire il fenomeno volgare, ciò che dà (der Geber ma anche es gibt), ossia l'essere stesso. Se il vero è l'intero (das Wahre ist das Ganze), va da sè che solo la totalità può essere conforme ad una risposta alla domanda di verità, che è tutt'una con l'esigenza di bellezza. La totalità si dà come mondo e l'essere che si nega l'apertura al mondo, con ciò stesso, si costringe, povero di mondo com'è, nella gabbia dell'ambiente, che conviene all'animale più che all'uomo, il cui compito è quello di allentare il morso del corto guinzaglio della rilevanza biologica.
L'intelletto filosofico deve rivolgere la propria calma attenzione al viso, ciò solo che è visto, visum, come purtroppo ancora sfuggiva ai parlanti di lingua latina, ma non a noi, avveduti interpreti di mondi che puzzano ormai di cadavere. Quel luogo di raccolta del bello, per dirla con espressioni ancora debitrici di una superficiale impostazione metafisica, oggetto privilegiato e soggetto esclusivo dell'autentico vedere, l'"io vedo", risiede nel volto che si volge all'oggetto. Lo sguardo rivolto ad un viso rivela quel momento estetico, che analogamente a quello musicale, costituisce una vibrazione in grado di accordare tutto ciò che tocca. Prendendosi gioco di tutti i rozzi falsi ammiratori della bellezza che non possono sottrarsi all'azione del palpare e tastare un singolo elemento del corpo o anche più elementi in successione, così come fa il medico con il corpo morto (Körper) del paziente pur vivo, lo sguardo dell'autentico esteta tocca tutto in forza di quella vibrazione e così facendo non tradisce la propria originaria affinità con la sensazione (aisthesis), anzi la estende e la rende compiuta e, oseremmo dire, globale. Quale oscuro affetto logico si insinua nel frugare agitato delle mani dell'anatomista, avversario dichiarato dell'esteta! In esso la luce sfugge alla vista rendendola cieca alla trasparenza, incapace di abbeverarsi alla fonte dello stupore (thaumazein). La conoscenza del come prevale su quella del da dove, uno spirito modellato sul paradigma tecnico-scientifico impoverisce il moto della genuina curiosità.
Platonismo, e della peggior specie! Esclameranno sdegnosi i lettori. No, quello qui in corso è un osanna alla lussuria (altre volte in questo blog si è incitato ad essa, come nel post natalizio, la cui lettura o rilettura raccomando "caldamente", come è il caso di dire). Il lussureggiare delle forme umane, il loro sussistere rigogliose a dispetto, anzi in forza, di una stabilizzazione delle forme fetali, il pertinace viziamento dell'uomo che aggira le leggi della fitness darwiniana e con essa l'ultimo residuo di teleologismo, cui si accompagna un qualche principio di utilità, sono evidenti al massimo grado proprio nella trasformazione del muso animale nel volto ingentilito dell'uomo e ancor più in quello della donna. E' qui che la lussuria ha pieno corso, come del resto anche nell'abnorme crescita della materia cerebrale: allora come si può accusare l'esteta, che, nella selezione del proprio partner, presta attenzione a ciò che il viso e il cervello di questo offre, di cedere a dettami ascetici essendo egli con tutta evidenza un amante della lussuria? Questa non può certo essere indentificata con elementi come il seno, la forma che eccedendo la forma la deforma, i quali esercitano la loro attrazione giocando essenzialmente sul principio dell'utilità del suo adoperarsi. Piuttosto non possono trascurarsi l'inutilità lussuriosa e lussureggiante dell'evitamento positivo costituito dal linguaggio verbale, o meglio dalla sue concreta espressione nella voce, che costituisce un'ulteriore presa di distanza dal dato biologico e fisico più triviale: con essa l'essere uomo tocca tutto senza tangere alcunchè; sublima la sua forma. Ma se queste rigorose argomentazioni non hanno ancora convinto il lettore meno avveduto, offriamo un ultimo incontestabile argomento affinchè appaia evidente che qui non si propaganda un' ascesi di alcun tipo nè tantomeno un qualche disprezzo per il corpo. Quella fetalizzazione delle forme, che ci sentiamo di benedire, si sostiene in un processo di mutuo rafforzamento, anche sul piano simbolico, tra due poli solo apparentememente irrelati: i genitali femminili e il viso di entrambi i sessi. La stabilizzazione al livello fetale della posizione dei genitali della donna nella zona subcaudale consente alla coppia umana di copulare face-à-face. La sessualità è potuta finalmente diventare visione.
Si diceva all'inizio che il viso è ciò che dà (es gibt), spieghiamo ora meglio in quale senso. L'espressione tedesca testè ricordata vale anche come l'italiano "c'è" o "ci sono", quindi come indicatore di esistenza. Non può passare inosservato che il defunto nella bara viene spesso coperto integralmente dal duro legno ad eccezione del volto, a mostrare ciò che fino alla fine si dà da vedere finchè qualcuno c'è in una presenza che sta per assentarsi per sempre. Coperto il volto, l'individuo infrange il vincolo con l'essere.
Ma quali sono i pericoli che l'esteta corre a parte quello della derisione ad opera dei più abietti fornicatori e autori di ogni impudicia nel novero dei quali si trovano non pochi dei nostri lettori? Egli, in quanto attore dell'autentica lussuria, è colui che più di tutti si espone al pericolo della disinibizione, dell'eccedenza pulsionale, in altre parole, nessuno più di lui rischia di soccombere alla mania. La verità dell'uomo autentico, dell'esteta, è quella ricchezza di mondo di colui che sfugge alle sbarre della gabbia ambientale e si impoverisce di inibizioni. Il destino dell'essere capace di verità è la condizione di colui che fallendo nel proprio essere animale si è fatto mostro, la sua maledizione è la bellezza.
(1) Le riflessioni che qui seguono (ma sono sicuro che la quasi totalità dello stoltume che costuituisce i miei lettori si sarà avveduto della nota solo alla fine) sono il frutto di un trasparente fraintendimento di posizioni di pensatori quali Bolk, Sloterdijk, Heidegger e altra compagnia allegra e che prese nel loro originario contesto avevano un senso e una dignità che io mi sono ripromesso tenacemente di togliere loro.

4 commenti:

Cateno ha detto...

Ma ce l'avessi almeno questo rapporto viso a viso!
Sei solo un cristiano camuffato, vergogna! :-D (E non citarmi l'Aristotele, del De anima o certi punti del Fedro, ché disprezzo anche quelli).

antonio ha detto...

Stoltissimo e abietto fornicatore di un Cateno, se rinuncio ancora a quel rapporto viso a viso è solo perchè sono un vero esteta che attende qualcosa di degno e non un volgare anatomista. Dipendesse solo da me sta' certo che di criptocristinao non scorgeresti niente nella mia condotta sessuale. Tanto basti, o autore di ogni impudicizia!

Tommy David ha detto...

Contempla.

antonio ha detto...

Mi spiace, ma non mi piace affatto, non solo per al mancanza di delicatezza del tratto, non solo per il sorriso poco sorvegliato, non solo per l'assenza di vezzi graziosi, ma anche per una sospetta quantità ridotta di materia cerebrale. Che poi dia l'apparenza di avere i fianchi troppo larghi e quindi troppo utili è affare quasi trascurabile.