lunedì 16 giugno 2008

Animali politici

Va da sè, la posizione degli elementi componenti il titolo può essere invertita. Quale occasione migliore delle elezioni comunali di un piccolo paese per riflettere sulla politicità in essenza dell'essere uomo? Splendidi esemplari umani che sonnecchiano per anni, anzi decenni, in officine per meccanici, in macellerie o dietro la scrivania da segretaria presso uno studio medico trovano sorprendente espressione nell'agone politico. Tutti cercano voti chiedendoli a qualsiasi malcapitato che si imbatta nelle loro vicinanze. Nell'inebriante atmosfera politica di quei giorni perfino i sentimenti più nobili e degni di un animo aristocratico come l'inimicizia vengono meno; ma del resto non c'è ordinamento democratico che tolleri alcunché di aristocratico, tanto meno di nobile (immagino già l'obiezione dei miei dotti e saggi lettori che addurrebbero quale obiezione il mondo greco; ma lasciamo il mondo altro che è ben lontano dall'appartenerci). La qualità, ancor più che consuetamente nei paesi, viene non aborrita, cosa che sarebbe già pregevole, bensì semplicemente e candidamente trascurata. Il mio voto, il che è dire la mia testa, vale quanto quella della commessa del panificio: la quantità di parenti di un candidato (si badi bene, non il numero, che in ultimo si riconduce sempre all'unità) è l'arma in più e la ragione prima che induce i promotori delle liste a scegliere un candidato per esse. Eppure, i candidati più miserabili non sospettano nulla delle logiche che presiedono alla loro selezione: gonfiano il petto d'orgoglio e cedono alla convinzione che loro sono cittadini in vista, gente capace di deliberare. E quanto più indomita si presenta quella fierezza se più ferma è la loro convinzione che i limiti del cosmo siano stabiliti dai confini del loro comune! E' comprensibile: se si è signori del cosmo tutto la percezione della propria onnipotenza è più sicura.
Ma proseguiamo nelle pur banali riflessioni: dove si può osservare meglio che nel corso delle giornate elettorali presso piccoli paesi quanto sia precaria la legalità? L'Ocse invia osservatori nell'est europeo e non da noi. Faccio qualche esempio parlando del comune in cui ho la ventura di vivere, Viagrande: in palese inadempienza delle leggi i candidati e i loro scagnozzi presiedono militarmente il seggio elettorale nel vuoto dei controlli di coloro che dovrebbero fare i militari per professione. Del resto questi hanno altro cui pensare: conversare amabilmente sui pettegolezzi del paese con i candidati stessi che conoscono personalmente e i più giovani tra loro esprimere commenti sulle presunte bellezze del paese che si raccolgono intorno al seggio giusto per raccogliere un po' di crusca. Naturalmente è lecito che chiunque elemosini il voto anche a due metri dal seggio elettorale e ogni protesta sarebbe vana.
Ed ancora, per completare il quadro, come si potrebbe trascurare che quei giorni di festa elettorale culminano negli eleganti festeggiamenti che seguono la proclamazione del vincitore? Fuochi d'artificio, complessi bandistici e offerta di cibarie a tutti i cittadini determinano in maniera definitiva la natura dell'occasione, del tutto analoga a una sagra paesana o peggio ad una festa patronale. L'esibizione priva di clementia del vincitore, il vivo disprezzo del perdente, la sua irrisione sono degno corollario del tutto (si intende, del tutto cosmico del paese in questione).
Infine una lucida osservazione che ha la pretesa di soddisfare coloro, tra i miei lettori, che hanno palati più teoretici. Ci si duole, nel contesto elettorale nazionale, dello scontro tra schieramenti ideologicamente caratterizzati, ma nei piccoli paesi, al di là degli inverecondi passaggi di fronte cui si può assistere da un giorno all'altro e al di sotto delle apparenze, le connotazioni politiche vengono meno. In altri termini, la maschera dell'idea viene deposta e se i fenomeni raccapriccianti da me descritti hanno luogo è perché das Essentielle dell'uomo (parlare di Wesentliche sarebbe inverecondo quanto quei passaggi) in relazione con l'altro uomo viene fuori senza mediazioni. I graziosi doni della civiltà vengono rifiutati con il rifiuto stesso della maschera. Si oppone allora il diniego anche nei confronti della persona, a dispetto della personalizzazione del fare politico in seno al piccolo paese. E del resto di quali persone v'è traccia tra i protagonisti di quei magnifici giorni? Ve ne è traccia tra gli attori-candidati o tra gli spettatori-elettori? Un candidato alle provinciali mi ha inviato a casa una bella lettera in cui tra l'altro si rammaricava del fatto che i cani non portassero voti, io avrei miei dubbi su tale incapacità elettorale da parte dei cani per l'accanimento mostrato da certa gente; macché dico accanimento, da quale fallacia logica mi sono fatto irretire! Quale accanimento si può dare per chi cane già è; quale divenire si può dare per l'essere?
Ma questi, in fin dei conti, non sono affar nostri: voi siete lettori e non elettori e io mi guardo bene dal candidarmi, perché sono già candido.

1 commento:

antonio ha detto...

Domani scriverò un post di incoraggiamento per gli animi intrepidi che come te vogliono cedere alla tentazione dell'azione. Fino a domani, in questa notte tenebrosa, non temere!