domenica 25 gennaio 2009

Riflessioni su fatti di cronaca con in allegato una postilla e un giudizio finale e conclusivo colorato emotivamente

I giornalisti si stanno dando un gran da fare per suggerire l'esistenza di un allarme sicurezza con particolare attenzione ai reati sessuali. Probabilmente, i casi registrati in questi giorni non fanno salire più di tanto la media mensile o annuale ma questo ha un'importanza relativa. Ciò che conta è che nel nostro Paese uno stupratore può godere degli arresti domiciliari per aver offerto una davvero generosa collaborazione agli inquirenti: confessare il reato dopo ventitrè giorni e solo dopo aver capito che il quadro indiziario era solido come un macigno. Nell'Italia degli indulti (una tantum) e dei patteggiamenti e dei riti abbreviati (ora e sempre, di grazia) una confessione val sempre uno sconto. E poi perchè non prendere in giro la vittima e la legge (la minuscola è d'obbligo) dichiarandosi pentito? Pentimento, gran bel sentimento lasciatoci in eredità dal Cristianesimo con tutto il corollario di facile vittimismo dell'aguzzino di turno (sic!), il quale, solo se costretto dagli eventi, mostra contrizione di fronte a Dio, al suo Dio, quello di chi ha stampato in fronte il marchio di Caino, e alla vittima. Naturalmente, se le informazioni offerte dai giornalisti sono corrette, il tale di cui dicevo poco sopra ha beneficiato degli arresti domiciliari anche perchè dettosi pentito. Certamente pentito sarà, ma di rischiare la galera (non più di un anno e mezzo di prigione e il resto tra arresti domiciliari e affidamento ai servizi sociali: tanto vale uno stupro; meno di una rapina in banca, a testimonianza che le cose valgono più delle persone): in queste settimane ha trascurato bellamente di offrire l'unico piccolo sollievo che poteva ormai concedere a colei che aveva seviziato, ossia presentarsi alle forze dell'ordine e vuotare il sacco. In un simile contesto suscita nausea anche il comportamento dei giornalisti e dei commentatori, tra i quali non si legge nessuna riflessione in merito alla falsità di questo pentimento. Gli stessi paladini dell'informazione che non esitano a dare tutti i particolari affinchè la vittima venga identificata da chiunque per poter concedere al pubblico l'occasione di soddisfare la propria morbosità non sono capaci di esprimere un giudizio articolato e si trincerano dietro la doverosa obbiettività della cronaca. Allora sorgerebbe spontanea la domanda: a che tanti operatori dell'informazione se poi tutti si limitano a vomitare ciò che battono le agenzie di stampa? Il tutto procede per dare l'illusione della libertà di informazione?
In quanti hanno levato grida di indignazione per i benefici concessi a qualcuno anchè perchè ritenuto "di buona famiglia"? Il riferimento alla famiglia, peggio ancora a quella buona che fa presto a diventare sacra. Niente di più vomitevole. La giustizia su differenti binari: se due individui commettono un medesimo reato il magistrato è autorizzato a prendere decisioni differenti benchè esso sia stato compiuto con analoghe modalità. Ancora più agghiacciante, se possibile, il livello a cui è arrivata o, non so ben dire, è ferma la mentalità degli uomini delle forze dell'ordine: colui che si è occupato delle indagini sullo stupro compiuto dal ragazzotto "di buona famiglia" ha dichiarato che questo bello esemplare "non è un criminale", adducendo a giustificazione della propria affermazione proprio la provenienza da una "buona famiglia", l'avere un posto di lavoro e perfino l'aver commesso il reato "solo" in preda ai fumi dell'alcol e della droga. Mi chiedo se questa genta sia superficiale o criminale: si dimentica pure che l'assunzione di alcol o droghe è un'aggravante e non un'attenuante. In quali mani siamo?
Siamo nelle mani di politici che con la loro non-azione legislativa costringono la magistratura a prendere provvedimenti sconcertanti. Siamo in balia di uomini di mero potere che hanno la spudoratezza di affermare che se si viene stuprati in campagna è anche colpa delle vittime e che sarebbe necessario un soldato per ogni bella ragazza. Lo Stato italiano non controlla il territorio, non esiste. Auctoritas, non veritas facit legem: da qui si capisca perchè non c'è legge in Italia. La deterrenza non ha alcun significato nel nostro Paese di brava gente. Del resto che cosa aspettarsi se il nostro diritto produce degli assurdi come quello di lasciare libero chi stupra perchè non idoneo a qualsiasi forma di detenzione, come successo qualche settimana orsono: se non si è idonei neppure alla detenzione come si fa ad essere idonei al vivere nel consorzio umano?
Piccola postilla su Craxi: a nove anni da ciò che la figlia ha detto essere stato un assassinio politico, il leader socialista non è più ritenuto un latitante morto all'estero per salvare la roba e sfuggire alle patrie galere ma un grande statista scomparso. Ancora una volta l'italiano non sa chi è il delinquente e chi la persona per bene. Ma non fa nulla.
Giudizio finale e conclusivo colorato emotivamente.
Considerato che coloro che dovrebbero occuparsi della protezione degli innocenti svolgono per lo più con superficialità il loro lavoro, preso atto che il fruitore di notizie è per lo più assetato di morbosità e una volta assunto che non si vedono allo stato percorsi per un miglioramento della situazione, non so che cosa dire sull'umanità ma degli uomini non posso che rimanere indignato della loro miserabilità.

6 commenti:

Cateno ha detto...

Il titolo, Antonio, il titolo è veramente leopardianamente bello! Per il resto, sottoscrivo talmente in pieno che non ho nulla da aggiungere.

antonio ha detto...

Ho scritto prima qui e poi ho copiato la quasi totalità dello scritto su sitosophia perchè credevo fosse moralmente necessario scrivere queste cose dove hanno la teorica possibilità di essere lette da più persone. Davide, forse non ho capito, avresti voluto leggere una postilla sulle mie concezioni antropologiche?
Caro Cateno, quasi mi commuovo a vedermi scoperto nelle mie, nelle nostre fonti!

Sebastiano Scavo ha detto...

Condivido le riflessioni amare sulla falsità del pentimento del tizio la cui vicenda hai accennato, e il dubbio ruolo della stampa. E, ovviamente, mi unisco al grido di sconcerto contro la "non - azione" legislativa del parlamento. Tuttavia devo, per precisione, smentire che, nel caso di specie, la misura cautelare dei domiciliari sia stata "concessa" per un preteso pentimento o per le "circostanze della buona famiglia" (se così possono definirsi).
Nei due articoli i cui link posto qui in calce tutto questo è spiegato molto chiaramente.

"Mamma,Cicco mi tocca!"

http://toghe.blogspot.com/2009/01/la-camera-penale-di-roma-sugli-arresti.html

A rileggerci,
r.g.
il_posto_delle_fragole

antonio ha detto...

Sebastiano, grazie della precisazione. Nei giorni successivi alla pubblicazione del post avevo capito meglio le premesse giuridiche che avevano condotto alla concessione dei domiciliari ma mi era sembrato poco utile accennarvi a distanza di tempo. Però, se lo sai, dimmi, per favore, se esiste la possibilità giuridica che uno stupratore o qualsiasi altro criminale ottenga uno sconto di pena perchè ha confessato anche se la confessione giunge quando ormai è inchiodato dalle prove. Mi auguro almeno che il presunto pentimento possa non essere preso in considerazione per uno sconto vergognoso.

Sebastiano Scavo ha detto...

Non ho ho ancora studiato la procedura penale, ma credo che la confessione possa essere valutata come attenuante generica. Il pentimento è su un piano morale e non agisce a livello giuridico, forse può agire in maniera inconscia nella valutazione del giudice delle circostanze, ma è molto difficile, soprattutto in questo tipo di reati. Per le circostanze attenuanti generiche il giudice, ovviamente motivando, ha un certo potere discrezionale. Inviterò eventualmente David nella discussione per illuminarci in merito.
A presto, r.g.

antonio ha detto...

Grazie.